Storia

La chiesa valdese del territorio di San Giovanni si costituì come parrocchia verso la fine del ‘500; già allora comprendeva una vasta diaspora verso Bibiana, Campiglione Fenile, Barge, a motivo della sua collocazione all’imbocco della Val Pellice e della sua vicinanza alla pianura. Il periodo è quello successivo all’adesione alla Riforma da parte dei valdesi a seguito del Sinodo di Chanforan del 1532 e della costituzione in Chiesa riformata nel 1564.

A seguito di questa adesione alla Riforma, si avvertì l’esigenza di esprimere in un luogo pubblico il culto e la preghiera, prima relegati in famiglia e in clandestinità.

Il 1555 fu l’anno in cui furono eretti i primi templi in Val d’Angrogna, compreso il Tempio del Ciabàs che svolse la funzione di Tempio per i valdesi di San Giovanni e di quei membri delle comunità che stavano formandosi a Fenile e Bibiana, simpatizzanti della Riforma.

I valdesi di San Giovanni non potevano avere un tempio nel proprio territorio perché questi si trovava fuori da quei confini entro i quali l’accordo di Cavour del 1561 permetteva ai valdesi di celebrare il culto.

Come gli altri valdesi, furono colpiti dalle persecuzioni, in particolare quelle del 1655 (Pasque Piemontesi) e del 1686, anno in cui la resistenza valdese, decisa nel Tempio del Ciabàs contro l’ordine del duca di andare in esilio, venne piegata e il Tempio distrutto. Tuttavia, successivamente al “Glorioso rimpatrio” del 1689, la comunità di San Giovanni tornò dall’esilio e ricostruì il Tempio del Ciabàs (1701).

Fu grazie all’occupazione napoleonica che i valdesi di San Giovanni ottennero il permesso di costruire un tempio sul proprio territorio. Così, nel 1806 edificarono il Tempio dei Bellonatti rimasto il Tempio principale a tutt’oggi.

Nonostante la forte emigrazione, nel 1866 nasce a San Giovanni la prima corale fra le chiese delle Valli, nel 1884 viene fondato l’Asilo valdese a favore degli anziani bisognosi della comunità che, nel corso degli anni, sarà ampliato e aperto a tutta la popolazione. Nel 1929 si sposterà dalla vecchia sede dell’attuale Piazza XVII febbraio a quella di Via Malan e, fino a oggi, resta un’opera avvertita dalla comunità di San Giovanni come propria.

Le guerre del XX secolo coinvolsero la comunità che subì la diminuzione drastica delle attività giovanili a causa del massiccio richiamo alle armi: essa registrò numerosi morti. Durante il regime fascista, a San Giovanni, il francese non poté più essere insegnato nelle scuole pubbliche, così la chiesa aprì quattro scuole private, molto frequentate anche da non evangelici, per continuare a offrire quell’elemento importante di cultura.

Ma la ricostruzione fu sempre risoluta, di tipo spirituale, di riconciliazione e di impegno. Nel dopoguerra fu riaperto il giardino d’infanzia, fu collocato un nuovo organo nel Tempio, fu istituita la “Festa del raccolto” celebrata ancora oggi, tempo nel quale la comunità di San Giovanni ha la piena consapevolezza di continuare ad essere testimone dell’opera e dell’amore di Dio.