Tu di’ loro: “Così parla il Signore: Se uno cade non si rialza forse? Se uno si svia, non torna egli indietro?” Geremia 8,4
Allora gli apostoli dissero al Signore: «Aumentaci la fede!» Luca 17,5
Il versetto del profeta Geremia ci parla di un allontanarsi e un tornare. Un movimento ondoso come quello dei flutti marini, ma non c’è molto della poesia del mare nelle parole del profeta.
Si potrebbe piuttosto pensare all’onda sinusoidale della corrente elettrica visibile con un oscilloscopio. Un andamento della vita quotidiana, questo, che C.S. Lewis, nel suo romanzo epistolare di carattere fantastico intitolato “Le lettere di Berlicche”, descrive come sottostante a quella che l’autore definisce la legge dell’ondulazione. Un oscillare continuo tra gli alti e bassi della vita di fede.
Forse c’è qualcosa di poetico e/o romantico in questa visione di Lewis, ma nella parola profetica letta poc’anzi, incontriamo invece la constatazione dell’insensatezza umana che va oltre a quella di ogni essere razionale che si alza quando cade e torna indietro quando si svia.
Per il profeta l’essere umano sarebbe quindi capace di conversione in qualunque momento eppure non lo fa. Intrappolato, imprigionato forse, si ostina nei suoi circoli viziosi della cocciutaggine.
Il profeta Geremia ci testimonia quindi dell’atteggiamento auto distruttivo di un popolo di tempi remoti e distanti ma mai cosi vicini come quando non siamo più capaci di ascoltare Dio e gli altri.
Come quando lo stare insieme non è più occasione di incontro l’uno dell’altro ma diviene il luogo del tirare avanti, del fare perché bisogna fare.
O come quando la gioia dello stare insieme, del progettare insieme e del reciproco supporto lascia il posto a un muoversi per inerzia spinti dal si è sempre fatto cosi.
La parola che Dio rivolge per mezzo del profeta Geremia è una domanda sofferta. Di colui che vede il suo popolo auto distruggersi, che vede il patto con esso stipulato, divenire una formalità.
Non siamo mai cosi vicini a questi tempi come quando il nostro stare insieme con Dio e con gli altri, cosi come la nostra preghiera si riducono a un rito.
E la preghiera degli apostoli al versetto del vangelo secondo Luca, è una richiesta di aiuto, d’intervento di Dio. È presa di coscienza.
A volte si cade e si prende atto di essere caduti, a volte ci si svia e si prende atto di esserci sviati e spesso ci si ferma a questa presa d’atto.
Questi versetti ci invitano e incoraggiano ad andare oltre, a non fermarci alla presa d’atto o al fare per amore del fare, cosi come al dire solo al fine di riempire gli spazi di vuoto e silenzio che tanto ci fanno paura.
Allora c’è bisogno di qualcosa di più. C’è bisogno di pregare, c’è bisogno di una fede aumentata. Non un’aggiunta, un rabbocco di quanto eventualmente già posseduto, ma una fede che è rinnovata fiducia in Dio. Una fede quindi che è viva e attiva e che ci permetta di andare oltre alla presa d’atto per tornare a Dio.
Maliq Meda