Un messaggio per Pentecoste

Atti 2:1-4 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

Cari fratelli e care sorelle, questo racconto nella migliore delle ipotesi sembra una storia fantastica che non si ripeterà mai più – fortunati quelli e quelle che l’hanno vissuta! – è nella peggiore uno spot pubblicitario per “vendere bene” il cristianesimo che si stava appena formando. So bene che oggi nessuna delle due strade è più percorribile; non crediamo più né alle storie fantastiche né alla pubblicità – o almeno crediamo di non crederci, ma questa è un’altra storia! -.

Cosa rimane, dunque, di questo messaggio dell’evangelista Luca? Almeno tre cose sulle quali vi invito a riflettere.

  1. Tutti e tutte insieme. I convenuti a quell’assemblea erano insieme, non ognuno per conto suo, ma insieme! Nel mondo di oggi dove ci viene costantemente ricordato che “chi fa da sé fa per tre” è un bell’insegnamento. Per ascoltare la Parola di Dio che si irradia nella nostra vita bisogna essere insieme. Certo, ciascuno e ciascuna di noi deve fare la prioria parte, ma va condivisa. Se non c’è condivisione non c’è partecipazione alla missione che Dio, in Gesù, ci ha affidato.
  2. Dio affida ad ognuna e ognuno di noi una missione, quella giusta per ciascuno e ciascuna di noi. Le lingue di fuoco rappresentano la missione che ci è affidata, proprio la nostra. Anche qui non mancano gli spunti su cui riflettere. Se leggiamo attentamente il testo notiamo che nessuno dei personaggi che riceve le lingue di fuoco ne ha fatto richiesta. Dunque il compito al quale ognuno di noi è chiamato, invitato, proviene da Dio stesso. Se le cose stanno così non possiamo non chiederci se siamo all’altezza di un compito del genere e anche qui Luca è magistrale. Se notate bene nel racconto lo Spirito Santo che scende non è una fiamma sola che si posa indistintamente su tutti quelli che erano in quell’assemblea… su ciascuno dei partecipanti all’assemblea si è posata una lingua di fuoco diversa, specifica; ad ognuno, ognuna di noi la propria vocazione!
  3. Capire i nostri fratelli e le nostre sorelle. Tutte le persone che erano dove è avvenuta la discesa dello Spirito Santo si facevano capire dagli altri e dalle altre. Ecco un punto centrale. Svolgere la missione di testimonianza che Dio ci ha affidato significa parlare lo stesso linguaggio di dei nostri fratelli e sorelle che incrociano il nostro cammino… Nell’ottica di Gesù – di Dio – non c’è qualcuno che sta sopra e qualcun altro che sta sotto nella realizzazione delle Sue promesse. Tutti e tutte siamo chiamati a collaborare secondo le nostre possibilità perché queste si realizzino.

Questo testo in fin dei conti non è altro – ma vi sembra poco? – che riflessione su che cosa debba essere una comunità cristiana, una comunità che si senta convocata da Cristo. Unità, impegno e comprensione reciproca devono essere le sue caratteristiche, tutto questo in compagnia di Dio. Una bella sfida anche per le nostre Chiese!

Luca Prola