Un messaggio per Pasqua

La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre le porte del luogo in cui si trovavano i discepoli erano chiuse per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» E detto questo mostrò le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono. Allora {Gesù} disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi». Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti». (Giovanni 20, 19-23)

In questo periodo alle Valli confermiamo dei catecumeni, cosa facciamo con questo? Una vecchia tradizione? Un rito di passaggio? No! Ordiniamo dei sacerdoti nella chiesa di Cristo! Nella comprensione riformata non esiste una casta speciale di mediatori tra Dio e l’uomo, il membro di chiesa condivide con tutte le sorelle e i fratelli il sacerdozio universale. Sacerdoti che sono (siamo) incaricati di annunciare Cristo, l’unico che davvero perdona e rimette i peccati. Tiriamoci fuori dal gioco che piace tanto ai giornalisti italiani: dividere il mondo tra laici e credenti. Noi vogliamo e dobbiamo essere profondamente credenti e profondamente laici.

Non è un compito facile perché il mondo ci chiede continuamente di schierarci: pro o contro, dentro o fuori qualcosa. Il Gesù risorto ci sfida a non lasciarci ingabbiare: ci manda con le nostre poche risorse umane verso il mondo, verso tutti e per tutti. Ma ci fornisce anche di uno strumento potente: Lo Spirito Santo. Da soli saremmo perduti, neanche la Bibbia basterebbe da sola, ecco che il Signore ci viene in soccorso con quella forza data ai discepoli di allora e di oggi, per poter parlare al mondo di speranza anche in tempi di guerra dove tutto ci parla di sconfitta.

Ma cosa siamo noi, piccola Chiesa valdese? Dove alcuni vi entrano la domenica delle Palme per non farsi rivedere mai più? Siamo solo un piccolo gruppo! Si, come lo era la chiesa dei primi discepoli, poche persone rinchiuse in una stanza, sparute e impaurite, come lo siamo noi di fronte alle minacce di conflitti che risuonano nel mondo.

Eppure quei discepoli hanno ricevuto dallo Spirito la forza di annunciare speranza e perdono anche nell’antica, e violenta società romana di allora, minacciata dalla croce e dalle guerre.

Infatti il Cristo risorto si presenta a loro con un saluto: “Shalom”, Pace. Noi credenti siamo invitati a osare e vivere questa parola. Pace oltre le nostre preoccupazioni, pace fra di noi, nei nostri rapporti troppo poco fraterni. Una pace che ci è stata donata e che può trasformare le nostre vite, una pace che non dobbiamo conquistare, viviamola e doniamola a chi è intorno a noi! Perché la fede sospinta dallo Spirito ci spinge ad osare anche quando tutto sembra compromesso o impossibile.

Come possiamo parlare di pace, nei dolori, nelle difficoltà e nelle sconfitte, mentre vediamo il disastro ucraino? Perché chi ci dona la pace è il Risorto, Colui che ha sconfitto la morte, la più grande forza della disperazione. Lui ci viene incontro per farci uscire, come i discepoli, dalla gabbia della paura e della preoccupazione. Ascoltiamo Gesù con fiducia, Lui ci ha dato il privilegio di poter credere oltre a ciò che vediamo, di poter sperare oltre a ciò che ci abbatte, di poter parlare di perdono in un mondo pieno di condanne. Lui ci ha affidato un compito grande: liberare il mondo dalla paura del peccato e della morte e annunciare la sua grazia che già adesso ci sostiene e ci attende in vita eterna.

Claudio Pasquet