GIOVANNI 15, 1–17
Nel discorso ai discepoli in Giovanni 15, Gesù – come sul Monte Sinai Dio a Israele – si presenta loro, in maniera solenne, come la “vera vite”.
E come le “dieci parole” sono sgorgate fuori spontaneamente dall’auto-presentazione del Signore come il liberatore del suo popolo, così qui tutto nasce dall’auto-presentazione di Gesù: per il fatto che lui è la “vera vite”, e ci“ha costituito” come suoi, noi possiamo “andare e portar frutto, e un frutto che rimanga”.
Sì, noi siamo qui alle prese con la “carta” da cui nasce un nuovo patto, la Nuova Alleanza dell’umanità con il Dio di Israele, adesso essenzialmente il “Dio di Gesù Cristo”. Una “nuova alleanza” che in Gesù trova una dimensione e una formulazione tutte nuove: le “dieci parole” di Dio per Israele si riassumono adesso nell’unico comandamento dell’“amore degli uni verso gli altri”.
Un amore possibile per noi, perché fondato e nutrito dall’amore di Gesù che, nel momento stesso in cui comanda ai suoi discepoli di amarsi gli uni gli altri, sta a sua volta portando a compimento, “sino alla fine” (cfr Giovanni 13,1), il suo amore per loro. Se infatti là sul Sinai Dio aveva donato le sue parole ad Israele sulla base del ricordo della sua liberazione dalla casa della schiavitù egiziana che egli aveva operato per lui, qui nell’ultima cena Gesù parla nella prospettiva immediata della sua morte e della sua glorificazione, che sarà l’evento fondatore della Nuova Alleanza.
Così la sua affermazione “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri” non è una norma, un obbligo all’amore che si cala dall’alto su di noi. È una richiesta d’amore che sboccia dal suo amore. Citando il comando all’amore di Gesù sinora abbiamo omesso le frasi che seguono. È arrivato il momento di citarle: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio”: “Amatevi fra voi, perché io vi ho già amato fino a dare la mia vita per voi. Amatevi fra voi, per essere i miei amici, voi che già siete i miei amici, perché io vi ho fatto conoscere tutto quello che il Padre mi ha detto…”.
Noi possiamo amarci. Abbiamo questa meravigliosa libertà, perché siamo stati amati e siamo amati. Amati da Gesù che ci ha donato la sua stessa vita, ed amati dal Padre che ci donato le sue dieci parole. Noi possiamo chinarci con attenzione e affetto gli uni verso gli altri, perché Gesù, e con lui il Padre stesso, s’è chinato su di noi con la sua premurosa tenerezza.
Il pastore