Una chiesa di frontiera

Vogliamo dirti che la tua vita è accolta nell’amore di Dio e che la fede in Gesù Cristo è un credere “altrimenti” rispetto alla cultura dominante.

Nella storia e sino alla metà del XIX secolo la città di Pinerolo non  conobbe mai una presenza valdese importante come quella delle valli valdesi. La sua posizione strategica le conferì un ruolo di avamposto contro il valdismo e contro gli ‘eretici’ cioè i protestanti riformati, che si erano diffusi nel XVI secolo in Germania con Martin Lutero, in Svizzera a Zurigo con Huldrych Zwingli e a Ginevra con Giovanni Calvino.  Il movimento valdese, presente in Italia e in Provenza dal XII secolo, vi aderì con il Sinodo di Chanforan (1532).

A Pinerolo, dopo l’emancipazione delle minoranze religiose nel 1848, i valdesi si riuniscono a Casa Monnet, acquistata per la comunità nascente e sostenuta con fondi svizzeri e americani, e in seguito nel Tempio (inaugurato nel 1860), diventando chiesa autonoma nel 1886.

Oggi la chiesa valdese conta un migliaio di persone e il contributo della comunità nel dibattito pubblico riguarda la laicità delle istituzioni e della scuola, la convivenza democratica e pluralista, la libertà religiosa per tutte le confessioni, la libertà di non credere, l’accoglienza dei diversi orientamenti sessuali, le disposizioni di fine vita, l’accoglienza dei migranti, la salvaguardia del creato.

Essere o diventare valdese a Pinerolo, significa cercare di vivere la fede evangelica nella condizione della minoranza: non si è valdesi solo per nascita, bisogna diventarlo o volerlo rimanere, dialogando continuamente con se stessi e con Dio.

La frontiera principale è quella dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, con frutti importanti come i testi ufficiali relativi ai matrimoni interconfessionali, lo scambio di pulpito nella Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc), lo scambio del pane e del vino a Pasqua, e la reciproca frequentazione nell’ascolto della Parola e nella diaconia.